Unioni Montane e Unioni di Comuni: Comunicato Stampa di UNCEM Lazio

È stata sottoposta all’esame del Consiglio delle autonomie locali una proposta di legge sui cosiddetti piccoli Comuni che speriamo si chiamino presto “ Borghi e Paesi del Lazio”, all’interno della quale UNCEM LAZIO ha presentato alcuni emendamenti.
Infatti la realtà associativa delle Comunità Montane, obbligatoria sin dalla loro istituzione e derivante dal carattere finalistico ed imperativo dell’art.44 - 2° comma della Cost., e normata dall’art.27 del TUEL, che ne dettaglia compiti e governance, è un patrimonio da preservare e implementare con la loro trasformazione in Unioni Montane in corso di elaborazione.
UNCEM LAZIO ritiene necessario nel contesto della proposta che va sotto il nome della sua prima firmataria De Vito, rimarcare il ruolo attualissimo delle Comunità Montane in tema di associazionismo indirizzato a tutto il territorio e non solo ai Comuni sino a 5000 abitanti.
Quindi nell’emendamento presentato da UNCEM LAZIO, la Regione Lazio “riconosce e istituisce le Unioni Montane, che con le Unioni di Comuni, d’ora in poi Unioni, formano ambiti territoriali ottimali ed enti locali di riferimento per l’associazionismo sovracomunale e la programmazione di cui all’art.13 della legge n°158/17.”
Ovviamente ogni riferimento all’obbligo associativo va evitato, perché per un periodo sin troppo lungo si è ritenuto, sbagliando, anche nella comunità scientifica del diritto amministrativo, che una sorta di panacea derivasse dall’obbligo associativo delle funzioni fondamentali dei Comuni.
E’ sembrato, per una certa pubblicistica, che le sorti della finanza locale dipendessero da questo e che mettere a fattor comune le 10 funzioni fondamentali dei Comuni “Piccoli” significasse risparmi finanziari significativi, efficienza ed efficacia.
Il DL 78/2010 impose una graduale assimilazione associativa, che ancora oggi 2020 è in stato di proroga e di abrogazione da parte della Corte Costituzionale.
C’è una lezione da trarre da tutto ciò che è costato tempo istituzionale prezioso e spreco di investimenti significativi in milioni di euro, cioè che l’associazionismo è legato solo all’autonomia responsabile dei Comuni, di tutti i Comuni, e non da obblighi astratti e coercizioni infondate.
Le Unioni di Comuni, nate nel 1990 per facilitare la fusione dei Comuni, e riproposte nonostante il fallimentare esito certificato dalla Corte dei Conti e dei Prefetti, è un modello da rottamare!!
L’associazionismo intercomunale deve riguardare tutti i Comuni, di qualsiasi dimensione; un territorio deve avere funzioni e servizi ottimali, in particolare i più fragili, semplicemente per autonomia responsabile; chi ha amministrato un territorio sa che la sua specificità, la condizione del suo campanile, comportano scelte diverse anche tra Comuni confinanti.
Si è preteso che tutti gli Italiani indossassero abiti della stessa taglia, con le conseguenze che conosciamo; diciamo oggi basta, con l’auspicio dell’avvio di un nuovo positivo corso.
Abbiamo fiducia nel Consiglio Regionale e nelle scelte che saprà adottare per le zone più fragili; gli amministratori delle aree interne e montane attendono da anni.

Achille Bellucci
Presidente UNCEM LAZIO