Dacia Maraini racconta il "Pasolini privato" a Sambuci

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La grande scrittrice contemporanea traccia nel suo ultimo libro, un ritratto inedito di Pier Paolo Pasolini, lontano dal volto pubblico del grande intellettuale che tutti conoscono.

A cura di Daniele Crescenzi - www.agenziaeventi.org

Sabato 29 aprile, Sambuci ha vissuto una giornata difficilmente verrà dimenticata. In una gremitissima sala nella splendida cornice del Castello Theodoli si è svolta la presentazione di "Caro Pier Paolo", romanzo epistolare di Dacia Maraini, attraverso il quale la grande scrittrice racconta la vita, il pensiero, le passioni di quella che viene universalmente considerata la mente più brillante del '900: Pier Paolo Pasolini.

All'evento era presente l'autrice stessa, grande amica di Pier Paolo Pasolini, con il quale ha condiviso viaggi, esperienze artistiche, idee, avventure, rimanendo legata al grande intellettuale, con un rapporto di profondo affetto e sincera stima, per tutta la seconda parte della sua vita, fino al tragico giorno della sua morte; una morte assurda e tuttora avvolta nel mistero.

Intervistata da Mariano Vitale, Dacia Maraini ha saputo raccontare con la raffinata delicatezza che la contraddistingue da sempre, il Pier Paolo Pasolini più intimo, quello meno conosciuto o forse completamente sconosciuto al grande pubblico, quello della vita di tutti i giorni e della sfera più personale: il rapporto con la madre, quello con la religione, il credo politico, la passione per il calcio, la ricerca dei valori e della spiritualità attraverso i viaggi e gli incontri con gli ultimi, i diseredati, i più umili, in quel percorso complesso di ricerca di sé, di Dio e del sacro. Non tramite la religione, ma attraverso il rapporto con il prossimo, nel senso più alto dell'applicazione degli insegnamenti di Gesù Cristo.

"Pier Paolo era questo"- racconta Dacia Maraini- "era fondamentalmente e fortemente credente, ma nel senso più originale del cristianesimo. Per lui la Chiesa, quando divenne istituzione ha strumentalizzato a fini di potere e controllo delle masse, ha gestito il potere, allontanandosi dalla sua missione evangelica. Pier Paolo nella sua visione della vita, era contro ogni forma organizzata di potere, sia esso politico che religioso. Amava stare da un'altra parte, quella dei reietti, dei respinti, degli ultimi, laddove non c'era ipocrisia, ma semplicità e vera umanità. Nei lunghi viaggi in luoghi remoti di Africa, India e Yemen attraverso la visione di una società sospesa, lontana dal Mondo industrializzato e legata a miti, dei e culti arcaici, Pasolini cercava le origini dell’umanità e il senso stesso dell'esistenza."

La Maraini nel suo racconto si sofferma molto su quest'aspetto, raccontando diversi aneddoti vissuti in prima persona in qualità di compagna di viaggio di Pasolini, insieme ad Alberto Moravia, all'epoca compagno di vita della Maraini, e grande amico di Pasolini, e a Maria Callas, il celebre soprano, anch'essa molto vicina a Pasolini e spesso insieme a loro in questi viaggi. Ma si sofferma anche su come Pasolini amasse fortemente l'Italia, e desiderasse cambiarla in meglio, "Odiava le ingiustizie con tutto se stesso, era un osservatore critico, un testimone scomodo, controcorrente che per le emozioni che metteva nelle sue idee suscitò ammirazione ma anche tanto odio e intolleranza nei suoi confronti", ha affermato la Maraini.

E' facile immaginare le emozioni suscitate nel vasto ed eterogeneo pubblico intervenuto, amante sia dei lavori di Dacia Maraini, ma interessato anche ad una conoscenza più approfondita "dell'uomo Pasolini", quello più vero. E' vivo ancora oggi anche tra le generazioni più giovani il fascino del grande intellettuale, dovuto alla sua immensa opera, fatta di romanzi, raccolte di poesie, saggi, opere teatrali, quadri (in quanto era anche un talentuoso pittore) sceneggiature e film, ma anche alla sua figura così controversa, spesso oggetto di dibattito, per via di un'esistenza così meravigliosamente sopra le righe, terminata in una maniera troppo violenta in quel maledetto giorno di novembre del 1975.

Mentre oggi ancora ci si domanda del perché della sua morte, Dacia Maraini preferisce raccontarne la vita, pur non sottraendosi dall'affermare che "troppe ombre ci sono sul suo assassinio" e che "Pier Paolo aveva un atteggiamento che dava fastidio e sapeva delle cose, su fatti molto gravi, anche se diceva di non avere prove sulle responsabilità di questi fatti", ovviamente in riferimento ad alcuni dei più oscuri segreti italiani. "E' fonte di grande orgoglio per la nostra comunità di Sambuci, che Dacia Maraini, una grande scrittrice, una grande poetessa, una grande artista del nostro tempo, abbia scelto di essere qui con noi. Di aver fatto conoscenza del nostro territorio, quello della Valle del Giovenzano e della Valle dell'Aniene, territorio ricco di storia, di cultura e di tante specificità che lo contraddistinguono" - ha dichiarato all'inizio del suo intervento il sindaco Francesco Napoleoni, che ricollegandosi alla visione del film "Teresa la ladra", tratto dal romanzo di Dacia Maraini, "Memorie di una ladra", ha voluto sottolineare la vicinanza di Pier Paolo a quel sottoproletariato, raccontato in questo romanzo, che nell'immediato dopoguerra, a fatica vedeva riconosciuti i suoi diritti.

"Pier Paolo Pasolini, è stato non solo il più grande intellettuale del '900, ma anche un profondo ricercatore della conoscenza in tutte le sue forme, fonte di ispirazione per tutti gli altri artisti che sono succeduti a lui, siano essi scrittori, poeti, saggisti, pittori, drammaturghi o registi cinematografici. Un maestro per tanti, un precursore, un visionario che già sapeva leggere il futuro, ovvero gli anni che stiamo vivendo." E concludendo il suo intervento, il sindaco Napoleoni, ha voluto esprimere un suo pensiero, riguardante la libertà, valore tanto caro al Maestro Pasolini, dicendo: "Auguro a tutti, di uscire da qui arricchiti di qualcosa che ci fa sentire più liberi."


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