Capranica Prenestina - Torna la mostra "Luci nel buio"

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Tornare all'arte, uscire dall'artificio
 
Questa seconda edizione della mostra Luci nel buio, animata da Don Davide e allestita nella Chiesa di Santa Maria Maddalena di Capranica Prenestina in occasione del Natale, si pone sulla scia della prima edizione con l'intento di incoraggiare i valori spirituali propri dell'arte figurativa. Non una mostra di arte sacra rivolta al culto e alle esigenze della liturgia, ma una mostra di orizzonti umanistici, dove la spiritualità si manifesta come capacità di dialogo, innanzitutto interiore, e poi, di riflesso, collettivo. Spiritualità che non si astrae dal mondo, ma lo abita e ne percorre i sentieri assurdi e caotici calandosi nello smarrimento, nel dubbio, nello sgomento esistenziale. Spiritualità come macerazione interiore, e dunque come cr-isi, come fermento da cui si genera ogni cr-escita e sgorga ogni genuino atto cr-eativo. 
Questo è il cr-edo degli artisti (ed è interessante notare come tutti questi termini hanno una radice etimologica comune). Un credo, quello degli artisti, che non trascina la testa tra le nuvole, ma che piuttosto conduce il cielo sulla terra, trasformando i sogni in opere concrete. Volano alto, gli artisti, ma non come Icaro, le cui ali di cera si sciolgono al sole lasciandolo schiantare al suolo. Gli artisti, i poeti, volano restando con i piedi ben radicati al suolo. Per questo sono anime in pena. Anime vaganti nel buio, trafitte da raggi di sole. Coltivano alti ideali, gli artisti, al prezzo di sconfitte amarissime e sanguinanti ferite. Incanti e disincanti fusi tra di loro. Un fuoco sacro, un magma incandescente agli antipodi di quell'odierno piattume e di quella cultura postmoderna di cui a sproposito si dice che sia una cultura della crisi. 
Crisi è scuotimento, turbamento: nulla a che vedere con il minimalismo e la monotonia della cosiddetta società liquida (per dirla con Bauman); con il conformismo standardizzato, robotizzato e scialbo degli odierni paradisi artificiali. La verità è che ci troviamo in uno stagno, non nel tumulto di una crisi. Crisi è dinamismo, ossia l'esatto opposto dell'odierna stasi. Crisi sono i sobbalzi spirituali dell'intelligenza creativa, non la monotonia ed il quieto vivere della cosiddetta intelligenza artificiale. L'umanità sta attraversando un momento assai delicato della sua storia. Il suo millenario sforzo di affrancarsi dall'ordine di natura, che è poi l'ordine dato dalla creazione universale, non poteva che condurla infine alla costruzione di paradisi artificiali abitati da un'intelligenza sempre meno umana esempre più artificiale. 
Il rischio che corriamo è di uscire di scena. La posta in gioco è altissima, ma la vera sfida non è con le macchine, è con noi stessi. Non si tratta di disfarsi della tecnologia, o di rinunciare al benessere, ma certamente, se non riusciremo a stare all'altezza morale del progresso raggiunto, dovremo capitolare. Ciò che conta, per contenere l'aggressione tecnologica, è sviluppare i valori spirituali e l'arte può molto aiutare in tal senso. L'artista è allenato a vivere in originale, anziché in fotocopia, e la singolarità da lui coltivata è ciò che veramente occorre per contenere l'omologazione tecnologica. Ovviamente l'artista può anche lavorare in équipe, non è questo il problema. Ciò che conta è che non rinunci alla propria personalità finendo per considerarsi un numero. 
L'aggregazione è certamente un bene, purché non si finisca per portare il cervello all'ammasso soffocando le identità individuali nel nome di un vantaggio materiale che mortifica le coscienze. Il benessere materiale non va demonizzato, ma per contenerne i pericoli vanno risvegliate le coscienze singole. E' anche utile ricordare che la parola latina ars (arte) corrisponde alla parola greca techne e ciò immerge inesorabilmente le Muse nella problematica tecnologica. Anche poesia (dal greco poiesis) significa produrre, fare, e l'allusione è chiara al mondo del lavoro e della tecnica. L'arte, così come la techne in generale, non è artificio, non è puro e semplice virtuosismo tecnico. E' anche questo, ovviamente, ma togliendo al lavoro il guizzo creativo e l'intuizione, o l'ispirazione che dona un senso alla vita, non può che aprirsi il baratro dell'alienazione e dell'abbrutimento coscienziale. 
Con tutti i danni che ne sono collegati: dall'inquinamento ambientale ai cambiamenti climatici e alle esplosioni pandemiche; dallo sradicamento dei popoli alle massificazioni e al fenomeno migratorio; dalle violenze d'ogni genere alle guerre che ci scoppiano intorno con il rischio concreto di degenerare in conflitti nucleari. Un'escalation di negatività preoccupanti che tuttavia più di tanto non dovrebbero allarmare. L'uomo ha dentro risorse incredibili cui potersi appellare, ma certamente deve dare fondo a tutta la carica di positività di cui dispone. Le leggi universali sono leggi di equilibrio, per cui ogni squilibrio è destinato nel tempo a rientrare nell'ordine universale. Ognuno degli artisti presenti in questa mostra ha acceso una luce nel buio. Lasciamoci illuminare. 
    
 
                                                                              Franco Campegiani

  


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